martedì, maggio 12, 2015

PADRE SALVATORE MORITTU E LA SUA COMUNITA' "S'ASPRU": UN SOGNO CAPARBIAMENTE PERSEGUITO E DIVENTATO REALTÀ. UNA GRANDE STORIA D’AMORE E DI SERVIZIO AGLI ALTRI.



Oristano 12 Maggio 2015
Cari amici,
la mi riflessione di oggi potrebbe iniziare, come è d’uso nelle favole, con il classico: “C’era una volta…” e finire poi, con lo scontato “e vissero tutti felici e contenti”. La grande differenza, però, è una sola: che quello che sto per raccontarvi è tutto vero, mica una favola, per quanto moderna! Oggi voglio riflettere con Voi sulla straordinaria nascita di una struttura di “recupero” per ragazzi difficili, qual è S’ASPRU, una realtà che chiunque voglia sincerarsene può toccare con mano tutti i giorni: anzi che consiglio a tutti di andare a visitare. Credetemi, ne vale la pena.
Artefice della realizzazione di questo sogno è un umile frate: Padre Salvatore Morittu. Figura minuta, apparentemente gracile, fragile, oggi ormai quasi 70enne, che porta occhiali spessi, ma dotato di un carattere d’acciaio e di una volontà che sconfina nell’irremovibile, che non si da mai per vinto. La sua figura è ormai nota anche fuori dai confini nazionali. Padre Morittu io l’ho conosciuto diversi anni fa, presentatomi da un caro amico rotariano, Salvatore Fozzi, del Rotary Club di Cagliari. L’incontro è avvenuto in occasione di un intervento economico fatto dal Rotary in favore della sua Comunità. L’ho rivisto e abbracciato anche ieri, in occasione dell’inaugurazione del ripristino di una struttura (la falegnameria) utilizzata dai sui ragazzi e rimessa a nuovo con il contributo di tutti i Rotary Club della Sardegna.
In precedenza, pur essendo entrato in amicizia con Lui, non avevo mai avuto l’occasione di mettere piede a S’aspru, la sua “città dei ragazzi”, ed è stato il vederla, il toccarla con mano, che oggi mi ha spinto a fare questa riflessione con Voi, perché le cose straordinarie vanno raccontate, non solo vissute in silenzio, in un mondo come quello che stiamo vivendo, dove la comunicazione è qualcosa in cui siamo totalmente immersi! Il mondo che viviamo ha fatto dire a chi lo studia che “per esistere bisogna comunicare” e che, di conseguenza, “chi non comunica non esiste”. Detto questo, oggi voglio ripercorrere con Voi questa bella storia: quella di un uomo particolarmente determinato e impregnato di spirito di servizio verso gli altri, che, illuminato dal Buon Dio,  è stato capace di realizzare cose straordinarie.
Salvatore Morittu nasce a Bonorva, in Provincia di Sassari, il 29 Settembre del 1946. La sua religiosità interiore lo porta ad accettare con gioia la “chiamata” del Signore. Nel 1972 consegue la laurea in teologia “summa cum laude” con specializzazione in Bibbia presso l’Istituto Biblico di Gerusalemme (Israele) e diventa sacerdote francescano dell’Ordine dei Frati Minori. Nel 1977 si laurea in Psicologia all’Università statale La Sapienza di Roma con la massima votazione, 110 e la lode, discutendo una tesi di ricerca su “La famiglia e il processo di ospedalizzazione psichiatrica”. Nel 1978 si specializza come psicologo per i consultori familiari presso l’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Nella sua lungimirante visione del mondo giovanile è angustiato dal crescente numero di giovani che si “perdono”, uscendo dalla retta via, in particolare con l’uso delle droghe. Questo lo porta a studiare i modi per recuperarli e nel 1980 fonda a Cagliari la Comunità San Mauro, prima comunità terapeutica residenziale per tossicodipendenti in Sardegna e il Centro di Accoglienza San Mauro. Una volta avviata e fatta crescere questa struttura non si accontenta: pensa che quello è solo l’inizio, e che possa essere fatto ancora tanto. Mai dimentico delle sue radici (il Meilogu), sa che nella sua terra d’origine c’è una grande struttura, che da anni è in totale abbandono: una villa campestre di fine 800, in località S’Aspru, comune di Siligo, al centro di una grande estensione di terreni, praticamente quasi tutta la collina di S'Aspru, in precedenza appartenuti all'ingegner Diego Murgia e alla moglie Donna  Annunziata Vivanet, e successivamente da quest’ultima donati alla Curia di Sassari.
Il sogno di Padre Morittu è trasformare quell’azienda, in passato lussureggiante e produttiva ma ora invece in totale abbandono, in un’oasi produttiva, capace di riportare alla vita le persone che nel loro percorso si erano perdute. L’idea è bella, ma inizialmente non ha il coraggio di chiedere all’Arcivescovo di Sassari, Mons. Paolo Carta, di concedergli quel bene per utilizzarlo nel recupero dei “suoi ragazzi”, ma vinta la diffidenza iniziale ci prova e con grande gioia ottiene dal Vescovo “carta bianca”. Le difficoltà non lo spaventano. Siamo nel 1982 e, superate con grande coraggio le difficoltà derivanti dal pessimo stato dei luoghi, decide senza indugio di trasferire a S’Aspru sette ragazzi, già recuperati dalla droga nella Comunità di San Mauro a Cagliari, che, come pionieri, partono alla volta di Siligo, località S'Aspru.
Arrivati in questa vasta località incolta, posta sul cucuzzolo di una collina alla cui base sono i resti della chiesa bizantina di Mesu Mundu, si trovano davanti un imponente edificio che ha conosciuto tempi migliori: un fabbricato enorme che però si presenta in totale abbandono. I sette ragazzi-pionieri  anziché spaventarsi si rimboccano le maniche: si riciclano muratori e falegnami, elettricisti e fabbri, imbianchini ed idraulici, e in poco tempo riescono a ridare un minimo di dignità all’antica costruzione. Certo non fanno tutto da soli: è l’aiuto della provvidenza a venir loro incontro, giorno dopo giorno.

Dopo i primi lavori di riattamento dell’immobile viene la volta dei terreni, da tempo privi di coltivazione e utilizzati in larga misura a pascolo brado per greggi di pecore, e anche di mucche e vitelli. Inizialmente sono 14 ettari quelli da rendere nuovamente produttivi, gli altri sono affittati o ceduti a terzi. Il paese di Siligo si mostra diffidente nei loro confronti: fa paura la presenza di drogati, anche se a quattro chilometri dall'abitato. In pochi mesi, però, la diffidenza cade, e alla fine risulta difficile capire “Chi” ha adottato: se il Paese la Comunità o viceversa. Il vero artefice di questa incredibile trasformazione, fisica e mentale,  è padre Salvatore Morittu, uomo dotato di un inestinguibile fuoco trasformatore che sembra avere la divina  “capacità di moltiplicare”, come nella parabola dei pani e dei pesci.
L'avventura pionieristica dei primi sette ragazzi, dopo i primi 7/8 mesi di attività si arricchisce di altri ingressi che raddoppiano le presenze: ora sono 14. Nell’anno successivo le presenze arrivano a 27, che si ridurranno a 24 nel 1984, a 20 nel 1985 e a 17 nel 1986. Flessione, quella rilevata, giustificata con l'intervenuta apertura (nel maggio 1985) della terza comunità sarda: quella di Campu'e Luas. Oggi s'Aspru è una bella Comunità agricolo-pastorale che ha preso il nome di “Mondo X Sardegna”. I ragazzi presenti sono una trentina, tutti impegnati in un programma  di recupero psico-sociale che si compie di norma nell'arco di tre-quattro anni, supportati da una serie di figure professionali del volontariato che li assistono.
Nel tempo gli ettari a disposizione della Comunità sono aumentati: dagli iniziali 14 sono oggi quasi 100, come racconta con orgoglio Padre Morittu, che Domenica 10 Maggio ha intrattenuto noi rotariani in una bella conviviale al termine della cerimonia di consegna del nostro apporto economico che ha ripristinato la falegnameria comunitaria. L’insieme dei terreni utilizzati è oggi variamente produttivo: una parte è coltivata a cereali: grano, orzo, avena, granturco; un'altra parte è destinata a frutteto (pere, mele, ciliegie, fichi, agrumi), infine  c’è l'orto, che  produce pomodori e verdure d'ogni tipo, insalate e barbabietole. La vera ricchezza di S'Aspru è però costituita dagli animali; c’è di tutto:  dalle mucche ai vitelli, dai maiali alle galline,  dagli struzzi alle anatre, dalle capre alle pecore.
A s’Aspru ogni giorno è un viavai continuo di uomini, donne, giovani e bambini; c’è chi va per donare, chi per ricevere e chi per osservare: per cercare di capire, di riscoprire i valori della propria esistenza. Tutti ammaliati dal sogno di una convivenza umana rispettosa di ciascuno, ma capace di far crescere tutti. Il lavoro svolto dai ragazzi è equamente distribuito: si lavora in squadre e, all’interno dei gruppi, la scansione dei tempi e degli impegni comunitari è tale da non tralasciare il lavoro della mente: il lavoro fisico e quello culturale e di riflessione, devono andare di pari passo. E’ la “formazione del sé”, quella importante: lavoro e cultura insieme: sono questi i pilastri che reggono la Comunità che non a caso si definisce "di vita", perché nella condivisione – scelta ideale che scaturisce dalla convivenza – si collocano tutte le tecniche pedagogiche della riscoperta del senso dell’esistenza.
Cari amici, le vie spirituali, tante volte, sono un vero e proprio “apripista”, capaci di raggiungere mete apparentemente irraggiungibili. Quando Padre Morittu racconta questa meravigliosa avventura gli brillano gli occhi: il Suo sguardo, anche se apparentemente ti mette a fuoco e ti sorride per ringraziarti,  va ben oltre il tuo Io: Lui vede ben più lontano, perché Lui percorre un sentiero speciale, quello particolare della Provvidenza, che di Padre Morittu si è servita per dimostrare agli uomini che è necessario uscire dall’egoismo, per abbracciare, come fratelli, l’intera umanità.

Sono tanti i rotariani che gli vogliono bene e che lo considerano “uno di loro” (è socio onorario in più di un club) perché Lui, meglio di tutti noi, ogni giorno, con il suo immenso amore, ci dimostra che ci da più gioia il donare che il ricevere! Grazie Padre Morittu sei un esempio per tutti noi.
Ciao, amici, a domani.
Mario

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